Antonietta Giacomelli
Prima di rappresentare un sesso, la donna è una creatura umana – e giustizia e previdenza vogliono che una personalità le sia riconosciuta in tutti i modi
Antonietta Giacomelli nasce a Treviso il 15 agosto del 1857 da Angelo (patriota del risorgimento e imprenditore) e Maria Rosmini (cugina del filosofo Antonio). Dai Rosmini acquisisce il senso profondo della fede cristiana da coniugare con le istanze della modernità. Dal padre, l’idea della partecipazione politica guidata da istanze liberali e risorgimentali.
Prima di trasferirsi a Roma con la famiglia (1893), ha già pubblicato Lungo la via (1889) a cui seguirà Sulla breccia (1894): la scrittura come mezzo educativo e civile attraverso cui propugnare una nuova idea religiosa, evangelica e consapevole di sé con la volontà di coinvolgere la chiesa intera e tutta la popolazione, senza esclusione di genere.
Nel 1893 a Roma si costituisce il gruppo interclassista e interconfessionale l’Unione per il bene – di cui la scrittrice è un punto di riferimento, soprattutto come redattrice del mensile Ora presente, organo dell’Unione – aperto a tutti e terreno fertile per l’attivismo delle donne libere di mettere in campo idee e iniziative, che troveranno espressione in numerosi periodici promossi dalla Giacomelli.
Nel 1899 collabora con Ersilia Bronzini Majno, tra le promotrici dell’Unione femminile nazionale e del Comitato contro la tratta delle bianche, organizzazione laica che analizza il fenomeno della prostituzione – visto per la prima volta non come colpa ma come l’effetto della sottomissione delle donne e della loro mancanza di autonomia economica – allo scopo di contrastarlo attraverso opere concrete (ricoveri, istruzione, petizioni e proposte di legge).
Nel 1904-1907 lavora ad Adveniat in cui professa la necessità della riforma liturgica. La pubblicazione comporterà una sorta di scomunica della chiesa, turbata per l’incolumità delle lettrici che rischiano di perdere «ogni vestigio di pietà» e la fede stessa di «donne cristiane». La preoccupazione è soprattutto per la «scuola specialmente femminile» – la Giacomelli ne è portavoce – molto attiva nel movimento di emancipazione.
Nel 1908 partecipa a Milano al Primo congresso di attività pratica femminile organizzato dall’Unione femminile nazionale, con un intervento dal titolo La donna nella famiglia in cui esprime la necessità di fornire alle giovani un’educazione sessuale, sconfessando l’istruzione impartita nei collegi femminili, mirata alla sottomissione all’uomo.
Durante la Grande Guerra, è interventista e patriottica a fianco degli irredentisti e delle organizzazioni di donne schierate con i soldati. Trasmette notizie, fa la crocerossina, redige la propaganda, organizza attività assistenziali per i profughi, i feriti, i mutilati, gli orfani di guerra.
Nel 1920 fonda a Rovereto la sezione locale dell’Unione Nazionale Giovani Esploratrici Italiane e nel 1923 l’Unione Nazionale Giovani Volontarie Italiane (sezione Scouts femminili) che nel 1927 verrà soppressa e confluirà in seguito, per ordine del PNF, nei ranghi della GIL.
Muore a Rovereto nel 1949.