Silvia Marangoni
Dite sempre no al doping. La ricetta vincente è una sola: lavoro, lavoro, lavoro. Il talento è fondamentale, ma va allenato. Bisogna sempre credere fino in fondo ai propri sogni
Si dice che chi non resiste al vento gelido non ha motivo di restare sull’apice della montagna. Ci vogliono volontà e coraggio. Tutte qualità in dotazione a Silvia Marangoni (Oderzo, 20 settembre 1985), atleta da 11 mondiali, 12 europei e un palmares senza fine di titoli regionali e nazionali. Sulla pista, Silvia comincia a librarsi fin dall’età di 3 anni e da quel momento tutto cambia. Sul filo vivo dei pattini e soprattutto della sua tenacia e della sua passione, con immensi sacrifici e una determinazione senza pari, Silvia si impegna in quello che ama di più al mondo. Tanta palestra per esercitarsi sulle figure e i salti, preparazione atletica, lezioni di danza classica e sudamericana per assimilare ritmo, coordinazione e armonia di un corpo che ha la forza dell’acciaio e la grazia e la leggerezza di una farfalla.
“Ho amato ogni singolo minuto” dice, di un tempo che non vede solo gloria ma anche momenti difficili. Una depressione, l’iter complesso per entrare nel gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria delle Fiamme Azzurre e un’ernia cervicale dopo il decimo oro mondiale (Taipei City 2013), che non le impedisce però, contro ogni aspettativa medica, di rialzarsi in piedi, allenarsi a ritmi febbrili, per riprendersi ciò che sente profondamente suo: l’undicesima medaglia d’oro, in quello che sarà l’ultimo campionato mondiale di pattini a rotelle “in linea” – a Cali, in Colombia nel 2015 – prima di appendere i suoi calzari preferiti al chiodo.
Nel 2014 viene insignita della massima onorificenza sportiva del Coni, il Collare d’oro, un anno dopo aver ricevuto il titolo di Commendatore della Repubblica e aver vinto il Golden King, un riconoscimento consegnato solo ai re dello sport italiano.
Al motto di “crederci sempre e non mollare mai” Silvia scivola lungo traiettorie di rinunce e sacrifici, ma sale sempre sul podio.
Riconosce, soprattutto, che tanto contano capacità, allenamenti, supporto tecnico, ma altrettanta importanza ce l’hanno dedizione, rispetto dell’avversario e lealtà. Tutti valori, anche alla luce della carriera, che le valgono la nomina a “Tecnico federale e coordinatrice della commissione della specialità del pattino in linea”.
Un’anima che continua a battere, dietro il silenzio rumoroso di un talento e un carattere fuori dal comune che la consacrano per sempre a leggenda dello sport.