Tina Anselmi
Maria PiaDal Canton
Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie, le vittorie sono state le vittorie per tutta la società, la politica che vede le donne in prima linea è politica d’inclusione, di rispetto delle diversità, di pace
– Tina Anselmi
Nata a Castelfranco Veneto nel 1927, esempio nobile di impegno politico e sociale, Tina Anselmi appartiene a una famiglia cattolica popolare e antifascista. Frequenta il ginnasio, poi le magistrali di Bassano del Grappa e si scrive all’Azione cattolica. È qui che, il 26 settembre 1944, viene costretta ad assistere all’impiccagione di 31 partigiani, evento che la spingerà ad entrare nella Resistenza e lo farà col nome di “Gabriella”. Si iscrive nello stesso anno alla Democrazia Cristiana, partecipando alla vita del partito. Prosegue gli studi fino alla laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano, e poi fa la maestra.
Nel 1956 diviene incaricata nazionale dei giovani della Democrazia Cristina e l’anno dopo entra a far parte del Consiglio Nazionale.
Nel 1963 viene eletta nel Comitato Direttivo dell’Unione europea femminile e nel 1968 deputata per il partito nella circoscrizione Venezia-Treviso. Diventa inoltre dirigente del sindacato dei tessili, fa parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. Dal 1974 al 1976 è sottosegretaria al Lavoro in tre governi successivi. La questione femminile emerge nel 1974 per il referendum sul divorzio nonostante il conflitto con la sua appartenenza alla Democrazia Cristiana.
Nel 1976 (terzo governo Andreotti), diventa Ministro, la prima volta per una donna. Sua grande conquista: l’approvazione a legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro. Nel 1978, e per i due governi successivi, passa alla Sanità, ed è tra i principali autori della riforma del Servizio Sanitario.
È il periodo del rapimento di Aldo Moro di cui è una delle fedelissime: giorni per lei difficili anche perché deve tenere i rapporti con la famiglia e la sofferenza è grande.
Diventa Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 (tra 1981 e 1983) e della Commissione nazionale per le pari opportunità (1989). Nel 1997 è nella Commissione governativa d’inchiesta sull’operato dei soldati italiani in Somalia e in seguito nella Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana, fino al 2001.
Come già nel 1992, anche nel 2006 viene candidata alla presidenza della Repubblica.
Pluripremiata per motivi politici e per le sue proposte che segnano un esemplare avanzamento nel progresso sociale, il suo impegno si può riassumere così: stare dalla parte giusta, la parte del diritto. A qualunque costo.
Maria Pia Dal Canton ha dedicato la sua vita al progresso materiale e spirituale della società. Nata a Possagno (Treviso) il 18 settembre del 1912, si laurea in Lettere e Filosofia. Intraprende subito la carriera di insegnante ma si impegna anche nell’associazionismo cattolico. Nel 1944 diventa dirigente della Gioventù femminile di Azione cattolica a Treviso. Con lei, Tina Anselmi.
Appena finisce la guerra, si iscrive alla Democrazia Cristiana. Come responsabile della sezione femminile provinciale, nel 1945 acquisisce il diritto di accedere al comitato provinciale, dove viene eletta l’anno successivo. Da questo momento diventa delegata al primo congresso nazionale della Democrazia Cristiana (1947).
È da qui che comincia la sua carriera parlamentare. Viene eletta alla Camera dei deputati nel 1948 e confermata per le successive tre legislature, in un arco di tempo che va dal 1953 al 1968. Alla successiva legislatura è al Senato e mantiene il seggio anche a quella successiva (1972-1976) svolgendo l’incarico di Sottosegretario di Stato per la sanità.
Durante i suoi mandati, presenta 141 progetti di legge, molti dei quali rivolti alle persone più fragili. Il nucleo fondante è centrato su tutela e assistenza di non vedenti e poi della maternità, dell’infanzia e dell’adolescenza, iniziative a protezione delle famiglie in difficoltà, dei minori, dei bambini adottati o in stato di abbandono, degli illegittimi e dei ragazzi fragili, anche psichicamente.
Altre importanti proposte riguardano la cinematografia per i giovani, il contributo al Fondo internazionale delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) e la costituzione di un corpo di polizia femminile, convinta del fatto che specificità di genere – come intuito, tatto, sensibilità psicologica – e una solida preparazione, avrebbero agevolato il recupero sociale dei minori e delle donne che avessero commesso dei reati.
A conferma della sua vocazione alla difesa dei più deboli, Maria Pia Dal Canton, anche come Membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, è attiva per i diritti dei lavoratori portatori di handicap e delle donne. E così, fino alle sue ultime disposizioni testamentarie che esprimono la volontà di lasciare tutti i suoi averi a una Fondazione istituita per aiutare le donne in difficoltà.
Muore a Treviso il primo agosto del 2002.